Issa si convertì alla nuova religione a dodici anni, gli emissari
erano stati compassionevoli e molto convincenti, tuttavia la gente
del villaggio continuava a rivolgersi all'uomo medicina e soprattutto
allo stregone; la nuova religione predicava una benevola tolleranza
nei riguardi dei vicini di casa e degli abitanti del vicino villaggio
anche se ogni anno diversi giovani morivano in scontri feroci per i
furti di bestiame subiti, o perpetrati.
Ogniqualvolta passava davanti alla capanna dello stregone un
brivido gli correva lungo la schiena e più di una volta aveva
sentito gli occhi, di quell'uomo anziano e schivo che lo fissavano, una sensazione che gli dava fastidio.
Quella mattina stava portando le capre al pascolo quando passando
davanti alla capanna dell'anziano venne chiamato per nome da una voce
cavernosa, si sentì totalmente costretto ad avvicinarsi alla capanna,
lì, davanti a quell'uomo che reputava cattivo quanto l'angelo caduto
della nuova religione fu invitato a sedersi.
"So che la nuova religione ha avuto molta presa sulla gente
del villaggio, tu cosa ne pensi?"
Il ragazzino rispose che la riteneva giusta, buona e portatrice
di pace, il vecchio gli rispose ridendo che una religione non poteva
essere buona, perchè aveva avuto bisogno di un giuramento il che
significava che il vincolo era certamente utile soprattutto agli
emissari; il concetto fu chiarissimo al giovane che chiese
all'anziano del perchè questi uomini avessero bisogno di così tante
conversioni, si stavano preparando per combattere una guerra?, "si"
rispose secco lo stregone, "una guerra molto simile a quelle che
combattiamo con quelli del villaggio vicino, loro ci rubano le capre,
ma anche noi lo facciamo, gli emissari ed altri che non conosco si
stanno rubando le anime", il giovane non aveva ben chiaro il
concetto di anima, ma gli avevano detto fosse qualcosa che quando si
moriva andava da qualche altra parte per essere pregata dai vivi, ma
la spiegazione gli era sembrata molto confusa.
Lo stregone fece avvicinare il ragazzo, lo guardò a lungo negli
occhi, poi gli parlò con tono fermo "dovrai portare qualcosa
della tua gente in un lungo viaggio ed usarla in un paese lontano, da
oggi verrai da me tutti i giorni prima di portare le capre al
pascolo”.
La mattina dopo Issa si recò presso la capanna dello
stregone, lo trovò seduto davanti ad una piccola pentola di
terracotta e stava mescolando qualcosa, si rivolse ad Issa con fare
perentorio "mastica finchè te lo dico io e poi sputa", il
ragazzo obbedì l'erba era amarissima, ma continuò a masticare "ora
succhia la poltiglia e poi sputala", Issa lo fece e sentì le
ginocchia cedergli di colpo, si rese conto che lo stregone lo
stava ponendo su di una stuoia poi fu catapultato in un posto che non
conosceva, era in una città enorme, le case erano fatte di pietra
bianca od erano colorate, i tetti erano rossi, e lui si sentiva un
uccello che volava sopra la testa della gente, c'erano tanti bianchi
come gli emissari e ad un tratto vide una persona con la pelle nera con i capelli
bianchi che scendeva da una grande auto nera, indossava uno strano abito
subito dopo si accorse che LUI stava scendendo dall'auto e che stava
per entrare in una grande porta di legno sulla cui soglia due persone lo stavano attendendo.
Si svegliò che stava malissimo, i conati di vomito lo squassavano
tutto, ci volle tempo prima che Issa potesse parlare, ma il vecchio
stregone gli disse che doveva andare a pascolare le capre, di non
parlarne con i suoi genitori o con gli emissari e di tornare da lui il giorno dopo.
Il ragazzo pensò tutto il giorno a quanto gli era accaduto, a
metà mattina tentò di mangiare qualcosa che si era portato nella
bisaccia, ma lo vomitò subito, aveva sete, e bevve tutta la
fiaschetta che aveva con se, tornando a casa ripassando davanti
alla tenda dello stregone vi sbirciò dentro, ma il vecchio non
c'era, durante la notte fece strani sogni di luoghi incredibili.
La mattina dopo Issa trovò il vecchio seduto ad aspettarlo, si
fece spiegare cosa avesse visto nel suo viaggio e cosa avesse sognato
durante la notte, il ragazzo fece fatica a rendere chiaro cosa avesse
visto, ed i sogni erano confusi, cosi strani per lui, ma alla fine
del racconto il vecchio gli disse che quello che aveva visto era il
suo futuro e che in quella città fatta di pietre lui avrebbe portato
la magia del suo popolo affinchè non scomparisse "cosa dovrò
fare con la magia?" chiese Issa "cose che non puoi nemmeno
immaginare, ci sarà un giorno in cui potrai comandare un esercito di
anime che lotteranno per te contro i tuoi nemici", Issa non
capiva, ma sentiva chiaramente che quello era il suo futuro, il
destino che lo attendeva.
La sera stessa lo stregone parlò ai genitori del ragazzo, lo fece
con toni perentori, non ammise alcuna replica e non si voltò
neppure quando la madre del ragazzo in lacrime cercò di trattenerlo.
Il ragazzo entrò a far parte del progetto di formazione nella
grande capitale della sua nazione, furono gli emissaari a portarlo in
auto, era stato il vecchio stregone a fargli seguire questa via, e
lui era andato dagli uomini bianchi della emissione dicendo loro che
avrebbe voluto diventare uno di loro e he avrebbe voluto studiare e
diventare il rappresentante della propria gente, come previsto dallo
stregone le porte del collegio formativo gli si schiusero con grande
facilità.
Il nuovo dio che aveva giurato di seguire era buono e magnanimo,
ma la sofferenza esisteva anche nelle belle grandi città di pietra ed
anche se le persone morivano da vecchie le loro malattie davano le
stesse sofferenze di cui pativa il suo popolo, Issa si chiedeva
perchè questo dio non potesse far vivere più a lungo la gente, perchè la gente dovesse continuare a morire senza poter vedere i figli dei propri
nipoti, ma col tempo il ragazzo che proveniva da un villaggio dove le
capanne erano fatte di fango e paglia capì che la nuova religione
era vicino alla gente solo per poterne disporre in maniera non troppo
diversa rispetto agli spiriti degli antenati che si impossessavano
dei giovani durante le cerimonie di inizio estate, gli emissari
bianchi qui nella città di pietra erano ossessionati dal poter
indossare abiti e simboli che fornivano loro più controllo sui propri simili e
sui fedeli, era tempo che Issa tornasse dallo stregone per l'ultima volta.
Sorvolando il continente da cui proveniva Issa capì quanto
avrebbe voluto che la sua gente potesse vivere una vita con maggiori
opportunità.
Lo stregone accolse Issa invitandolo a sedersi nella sua capanna,
“ti vedo grande e venerato”, esordì il vecchio “sono sempre il
ragazzo che tirava sassi e fabbricava le lance da usare contro i
ladri di
capre” rispose sorridendo il giovane, il vecchio rise, “Issa
ora ti insegnerò qualcosa che è più antico dell'uomo stesso, la
magia che ti permetterà di condurre una guerra per i tuoi scopi e
per quelli del nuovo dio, ma che servirà soprattutto a non far
sparire questa fonte di potere, questo sarà un segreto fra noi ed il
nostro popolo".
Issa apprese molto in fretta l'antica arte di evocare le anime
soggiogate dalla forza e dall'ubbidienza ad una magia antica e
potente.
Poco prima che lo stregone morisse fra le sue braccia un
mese esatto dal suo ritorno fra la propria gente, il giovane capì di
possedere il sapere del vecchio che gli sarebbe stato accanto
ancora un po' come essere incorporeo, ma
saggio ed amico.
EPILOGO
Issa scese dall'auto nera e lucida davanti al grande portone di legno, due
funzionari lo accolsero ossequiosamente “il primo l'attende, ha
bisogno dei suoi consigli”, non era più né un ragazzo né un
giovane, aveva i capelli bianchi e portava una veste sgargiante, ma
sapeva che il momento era arrivato, l'esercito
delle anime che a lungo aveva evocato e tenuto sotto il proprio
controllo assoluto sarebbe sceso in campo nel nome del suo popolo.
“Prescelto, la trovo bene” esordì il Primo, “ho bisogno di
una preghiera speciale per un grosso problema”, “se possiamo
parlarne mio Primo, non può essere così grave” rispose Issa con
un largo sorriso.....