domenica 6 agosto 2017

LA COLLINA

Sono cresciuto in un piccolo appartamento in un paesello della bassa bresciana, una cucina con microscopico tinello, una sala da pranzo e la camera da letto dei miei genitori, appena ebbi compiuto sette anni, la nostra sala venne attrezzata per farci dormire, i nostri letti erano due paggetti (letti pieghevoli) che veninano approntati poco prima di andare a dormire, il che nelle serate d'inverno voleva dire subito dopo carosello, in estate, appena finita la scuola, ci trasferivamo dai nonni a qualche centinaio di metri da casa (vedi il post ESTATI) e potevamo scatenarci, ma per irestanti mesi questo piccolo appartamento era il nostro castello, dalla terrazza e dalle nostre finestre godevamo della vista di una collina prevalentemente coltivata a vite, la mattina in inverno il sole sorgeva giusto dietro la cascina che vedevamo sulla sua cima, ma prima il cielo veniva riempito da colori meravigliosi.

In primavera non era raro che ci si avventurasse sulle pendici della collina, la strada d'accesso partiva dallo stradone principale, ogni volta che vi andavamo mamma ci raccomandava di stare attentissimi, ma di pericoli non ve n'erano davvero, dallo stradone alla fine della via in cui abitavamo, dedicata al patriota bresciano Tito Speri, bastava fare venti passi per giungere alla stradina sterrata al cui angolo vi era una fontana in ghisa, da lì iniziava l'avventura, decsi un giorno, in compagnia del fratellino,  di prendere appunti e di vedere dove sbucasse il viottolo, prima la discesa, un largo campo acquistrinoso sulla sinistra, non vi si coltivava nulla e le code di cavallo e le cannucce che vi crescevano indicavano chiaramente la presenza di acqua, proseguimmo passando accanto alla casa delle nostre cugine, poi il viottolo si restringeva e si inerpicava, trovammo la pelle di un "serpente" (una biscia) e ci allarmammo, cercammo dei bastoni e proseguimmo con molta cautela, dopo alcuni minuti giungemmo alla cima della collina, la strada costeggiava alcuni prati circondati da vigne, ne attraversammo uno e giungemmo al limite meridionale della colline, che corre  perpendicolare alla strada statale che unisce Brescia a Mantova.

La giornata era limpida, scorgemmo in distanza il duomo di Montichiari ed il castello che dal colle di San Pancrazio domina la cittadina, mio fratello mi chiese se si riuscisse a vedere la casa della zia Ada, ma gli risposi che era impossibile.

Ritornammo sul sentiero passando accanto al cascinale che vedevamo da casa nostra "e ora?" chiese mio fratello, gli risposi che andavamo fino alla fine della strada, passato il cascinale vidi un altro piccolo cascinale in cui sapevo vi abitasse Giannino, un mio compagno di classe bravissimo a catturare ogni tipo di animale, dagli scoiattoli ai fringuelli, la strada sterrata, appena disegnata una curva, ci mostrò un gruppo di case, alcuni bambini stavano giocando a pallone ed appena ci videro smisero di farlo, decidemmo di proseguire, passammo accanto ai loro sguardi diffidenti ed arrivammo in fondo alla strada.

Eravamo sbucati sulla strada comunale che portava alla frazione  del nostro comune a sud della collina, decidemmo di tornare  casa seguendo la via asfaltata, percorremmo via XV Giugno e poi tornammo nella nostra via, mio fratello mi tenne la mano ogniqualvolta si era sul marciapiede di una strada asfaltata, era un bimbo di poche parole, estremamente intelligente e dalla battuta fulminante nonostante la giovanissima età.

Arrivammo a  casa fra gli strepiti della mamma perennemente ansiosa, la nostra esplorazione era durata un paio di ore, il sole stava tramontando ed andando sulla terrazza vidi che la collina si stava tingendo di arancione.

La collina oggi è cambiata, non è più possibile percorrere il sentiero che ho descritto, in realtà buona arte della zona più alta è stata acquistata da una famiglia facoltosa che ha modificato la cascinetta in cui viveva Gannino ridisegnando un ampia porzione della collina stessa creando un enorme catino al cui centro vi è la sontuosa costruzione dalla cubatura dieci volte maggiore rispetto alla cascinetta originale.

Tempo fa avevo descritto la cascina in cui con i miei amici avevamo affitato due stanzoni (vedi post LA LUNA E LA VECCHIA CASCINA.)
esprimevo il rammarico per il fatto che i cambiamenti in fin dei conti non siano mai MIGLIORAMENTI e così è stato anche per la collina del Roccolo.

Nel comune in cui ora vivo vi è una maggiore attenzione verso natura ed ambiente, recentemente sono stati tracciati e ripuliti 22 chilometri di sentieri da percorrere a piedi od in mountain bike, è bastata questa iniziativa per far aumentare le presenze nei vari B&B ed agriturismi della zona, l'attenzione per l'ambiente è una risorsa, solo le menti vecchie ed ingorde lo utilizzano come un bancomat.

La parrocchiale del natio borgo vista dalla dall'inizio della collina del Roccolo....




 La quarta casa è quella che fu dei miei nonni materni.

Nessun commento:

Posta un commento