mercoledì 20 agosto 2014

LA GUERRA DI PIERO

Più storie fuse in una sola
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Non aveva avuto la possibilità di scegliere con calma da che parte stare, il suo carattere ribelle lo aveva fatto scappare da casa a sedici anni per aggregarsi ai gruppi di combattenti che pattugliavano le valli alpine.

Le squadre fasciste ed i tedeschi non avevano pietà per i "banditi" Piero era stato cacciato dal primo gruppo che aveva contattato "ta sèt en gnàro, torna a la to cà", ma Piero era testardo a dispetto della propria giovane età, dopo una settimana di cammino  si era infine agrgegato ad un gruppo di ex soldati del regio esercito comandati da un tenente piemontese, Piero sapeva sparare andava a caccia da un paio di anni, gli venne insegnato come usare il vecchio moschetto 91 e gliene venne consegnato uno con il calcio attraversato da una profonda crepa.

Fare il aprtigiano voleva dire tanto cammino e tantissima fame, poche le famiglie che passavano un po' di polenta a chi bussava alla propria porta con gentilezza, più di una casa era stata bruciata perchè gli occupanti avevano dato aiuto ai "banditen".

Il primo scontro a fuoco lo ebbero dopo un paio di settimane, il gruppo di Piero avvistò un camion isolato con a bordo una decina di soldati, il mezzo militare avrebbe dovuto affrontare un tornante con una forte pendenza e fu lì che venne affrontato dal gruppo, i primi spari uccisero l'autista ed il crucco seduto accanto a lui, i soldati della Wermacht scesero armi in pugno, Piero ebbe il tempo di mirare con calma e da trenta metri colpì ion pieno petto un soldato appena sceso dal mezzo.

lo scontro durò dieci minuti, troppo ben nascosti i partigiani, troppo esposti i tedeschi per poter organizzare una resistenza efficace, sei soldati furono uccisi ed altrettanti si diedero alla fuga nel canalone sotto il tornante, il camion venne ispezionato rapidamente, vennero presi due pacchi di gallette, della carne in scatola, delle coperte dopo di che ad un segnale del tenente tutti corsero via correndo verso l'alto.

La sera, davanti alle braci tutti erano eccitati  per l'ottimo risultato, ma Piero aveva davanti agli occhi lo sguardo del ragazzo che aveva ucciso, aveva forse due anni più di lui, chissà se era veramente un animale, come definivano "i crucchi" i suoi commilitoni.

La mattina furono svegliati poco prima dell'alba dal latrato dei cani, decisero di salire verso la cima e di scollinare il prima possibile, le voci dei republichini erano nitide, Piero era terrorizzato, si resero conto di essere circondati prima di aver fatto cento passi, la metà dei propri compagni venne uccisa nell'intenso scontro a fuoco, Piero finì le munizioni sparando alla cieca, si rannicchio nell'incavo delle radici di un pino, ma fu subito scoperto, venne colpito con il calcio di un fucile perdendo i sensi.

Si svegliò in una cella, aveva uno zigomo rotto, gli venne notificato che lui ed i quattro superstiti sarebbero stati impiccati all'alba del giorno dopo come monito ai valligiani, Piero era terrorizzato, come sarebbe stato morire?, sarebbe certamente andato all'inferno perchè aveva ucciso un uomo, un ragazzo come lui, ma l'inferno gli faceva meno paura del momento in cui gli avrebbero stretto la corda al collo, mentre pensava a tutto questo piangeva come può piangere un ragazzo di sedici anni, pensava a tutto quanto non aveva fatto, in questa vita, aeva ucciso un uomo, ma non era mai stato con una donna, non aveva mai visto il mare.

La notte si mise a tremare come una foglia per la paura ed il freddo, prima dell'alba un prete venne a benedire i compagni, si chiese come un prete potesse benedire un ragazzo che andava a morire.

Piero fu portato in piazza all'alba, le ginocchia non gli permettevano di camminare, venne trascinato da due aguzzini che lo schernirono, era stato preparato un rozzo patibolo, un tronco posizionato fra due piante a cui erano appesi cinque cappi di fil di ferro,  con infinita crudeltà fu impiccato per ultimo, vide morire i quattro suoi compagni, sentì i gemiti strozzati, l'odore degli escrementi, ma quando toccò a lui la paura gli era sparita, in questo mondo non voleva più vivere e certamnte l'aver tentato di fare qualcosa per cambiarlo era stato molto meglio che il subirlo, salutò con un sorriso il proprio boia.

Se solo Piero avesse saputo dello sfacelo della repubblica nata dalle ceneri delle barbarie nazifasciste, forse sarebbe rimasto a casa a mangiar polenta, forse avrebbe conosciuto una donna, ma la sua morte non può costituire un pretesto per nessuno e non può essere utilizzata come alibi per raccattare voti o per gettar fango su chi come lui (da una parte o dall'altra) diede la vita per le proprie idee, in quanti, oggi, CHI, in questa Italia di devastazione, potrebbe dare la propria vita per un sogno?





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