mercoledì 4 aprile 2018

IN TRENO

Negli anni ottanta viaggiavo spesso in treno per lavoro, negli scomparti a sei posti si finiva spesso con lo scambiare due chiacchere con i compagni di viaggio, genitori attempati che andavano a trovare i figli “su a Milano”, gente che come me era in trasferta per lavoro, ma anche professionisti, avvocati, dirigenti d'azienda, costretti a spostarsi in su e in giù per lo stivale.



Alcuni viaggi scorrevano lenti fra il sonno accumulato durante i giorni di trasferta, dove non di rado lavoravo dodici ore di fila, e la scomodità di sedili troppo dritti per potercisi adagiare, altri invece li trascorrevo ascoltando il chiacchericcio fitto fra due o tre persone che viaggiavano insieme, non riuscivo a leggere in treno, tornando da Napoli dove avevo trascorso una settimana di lavoro, trovai un tecnico di una grande azienda ligure con la mia stessa passione per la fotografia, a Napoli dormivo in un buon albergo vicino ai Campi Flegrei, la vicinanza con la base NATO di Bagnoli creava un viavai di ufficiali della marina USA che spesso godevano della compagnia di giovani ragazze del luogo, mi ero divertito a fotografarne alcune mentre attendevano nella hall, spesso sedute sulle poltrone o sugli sgabelli del bar, ricevendone una discreta complicità da parte di alcune di loro, avevo fatto sviluppare le diapositive e scattate il primo giorno di permanenza le avevo ritirate giusto un ora prima della partenza e discutemmo sui risultati (e su quanto fossero avvenenti un paio di giovani professioniste), in quegli anni portavo sempre con me la mia Contax 139 ed un paio di ottiche.



Ho assistito anche a tristissimi viaggi della speranza, in particolare una giovane coppia calabrese con una bimba di qualche mese diretti a Genova in un noto Ospedale, negli occhi una tristezza profonda ed inconsolabile.



L'azienda per cui lavoravo allora preferì poi farmi viaggiare in aereo, tuttavia ricordo una trasferta in Calabria, regione che non conoscevo, durante la mia eprmanenza lì insorse un problema in Puglia e mi venne chiesto di trasferirmi a Barletta per un paio di giorni, il trasferimento fra la provincia di Cosenza e la Puglia avvenne in treno e durante il viaggio mi innamorai dell'incredibile bellezza della costa Ionica, un compagno di viaggio mi parlò di un paese in particolare Roseto Capo Spulico, mi descrisse un acqua cristallina,abbondanza di pesce e di quanto quella zona fosse depressa, senza lavoro né speranze per i giovani.



I problemi a Barletta non si dimostrarono poi così complessi, il volo per Milano con scalo a Roma filò liscio, ma l'estate dopo volli trascorrere le ferie in Calabria, a Trebisacce e Roseto Capo Spulico si rivelò all'altezza delle aspettative.



Anche ora se posso viaggio in treno, da Brescia a Roma ci si va in tre ore e quaranta minuti, sui treni di Italo, sfruttando buone offerte,  mi capita spesso di viaggiarci in prima classe, le poltrone sono ampie, i servizi comodi, c'è un angolo bar ogni due vagoni, ma non si chiacchera più, siamo tutti collegati a smartphone ad ascoltare musica (come me) o chattare con qualcuno lontano centinaia o migliaia di chilometri, ma un anno fa mentre stavo andando a trovare un amico Romano ho scoperto che mia figlia mi aveva prenotato un posto in uno di quei salottini dove due persone siedono di fronte ad altre due, durante il viaggio ho conosciuto una quarantenne direttore commerciale di un azienda e quasi senza volerlo ci siamo ritrovati a parlare di lavoro e di mille altre cose, viaggiare in questo modo è certamente più divertente, se siamo naufraghi nell'oceano della vita è certamente meglio condividere con qualcuno questa condizione....



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