martedì 20 dicembre 2016

LETTERA A BABBO NATALE

Caro Babbo Natale sono un ragazzo di cinquantasei anni e anche se so che non stai confezionando pacchetti con i tuoi elfi al polo nord mando a te questa letterina e non a Santa Lucia il cui ritratto era ai piedi del mio lettino, quando ero bimbo  e fra le mani teneva un vassoio con due occhi, la cosa mi pareva un po' truce e dato che lei è la protettrice degli occhi visto come mi è andata in questa vita direi che non mi ha protetto proprio per niente....

Facciamo che ti scrivo come ad uno dei rappresentanti dello spirito natalizio, che incarna tutta una serie di feste e riti praticati da molto prima che il Cristo decidesse di venire su questo pianeta a darci un messaggio rivoluzionario e salvifico ma che già cinquant'anni dopo la sua morte era largamente compromesso....

Regali per me non ne voglio, se per caso ti avanzasse un bilocale in Liguria ecco, quello lo acceterei volentieri, diventerebbe il mio buen ritiro, ma se fosse troppo costoso mi accontenterei della ristrutturazione che stanno facendo a Monte , frazione di Padenghe, dove  dalla camera da letto avrei la splendida vista della penisola di Sirmione ed a destra il castello di Padenghe, quello forse sarebbe il posto che amerei più di tutti;

ma bando alle cose materiali,vorrei uno strumento che pacificasse il pianeta, qualcosa che portasse pace al medio oriente, e che in seguito ogni nazione potesse scegliere il proprio governo ed il proprio destino, se non democraticamente (non certo un sistema esportabile a tutti contrariamente a quello che continuano a pensare le amministrazioni statunitensi) in base alle proprie credenze e fedi religiose e non.

Non mi pare molto, forse basterebbe un po' di buon senso, ma ormai  sembra che non se ne produca in nessuna parte del mondo.

Vorrei inoltre he la mia tristissima nazione potesse finalmente andarsene da questo sistema monetario folle che è l'Euro, attraverso un referendum.

Poi per ultimo, ma primo per importanza, un anno di salute per i miei amati familiari e per i miei amici e conoscenti ed anche per me.

Noto sempre di più che per troppa gente contino solo soldi potere, potere e soldi,  ma sono convinto che questi soggetti  un attimo prima di spirare proveranno  una forte delusione, in fondo soldi e potere sono solo soldi e potere, amicizie, e amore se li sono giocati e li hanno persi...

Tutto qui Babbo Natale, anche se non esisti, sappi che il Natale ha su di me un certo effetto, mi serve per riordinare le idee, fare bilanci e vedere se ho commesso ingiustizie nei riguardi di qualcuno in modo da rimediare prontamente , in fondo come si può vivere bene se si sa in fondo al proprio cuore che ci si è comportati da pezzi di m....

PS Scusate gli orrori di battitura, come primo intento per il prossimo anno vedrò di rileggere prima di pubblicare.....

Buon Natele a tutti Voi!

Un piccolo regalo musicale......

THE FIRST NOEL, Nat King Cole 







mercoledì 14 dicembre 2016

INSEGNAMENTO





Recentemente ho tenuto un corso di marketing per un totale di una cinquantina di ore in un istituto professionale. L'idea di insegnare mi è sempre piaciuta moltissimo, la mia prima esperienza risale ad una vita fa, quando mi venne chiesto (a sedici anni) di tenere un paio di settimane di prescuola ad una quarta elementare.



Le lezioni si tennero presso l'oratorio maschile e non ebbi il minimo problema, i ventiquattro ragazzini erano sveglissimi, un po' turbolenti, ma il metodo dello scambio (fate casino, 3 minuti in meno di ricreazione ad ogni richiamo, vi comportate degnamente e partecipate, ricreazione di 45 minuti con partitona a basket) è un sistema intuitivo ed equo per tutti, fin dal secondo giorno avevo ottenuto partecipazione e collaborazione piena e fattiva...



I miei colleghi no, li sentivo urlare dal piano di sotto, stupidamente tronfi dall'autorità derivante dal sedere sul trespolo, chiedevano senza dare null'altro in cambio se non autoritarismo....., “noi siamo fortunati” mi aveva detto un giorno Giovanna, la ragazzina sviluppatissima a 10 anni e per questo presa in giro dai maschi della classe, (gli stessi maschi che da lì a tre anni avrebbero sbavato per ottenere da lei un appuntamento) io l'avevo corretta “no, voi avete imparato a fare i vostri interessi”, che poi coincidessero con i miei era del tutto inirrilevante....


Trovarmi a cinquantasei anni a dare lezioni di marketing è stato per me uno scherzo del destino a cui, si sa, non manca una certa ironia, io ho “subito” una montagna di “cattivo” marketing; aziende incapaci di ascoltare la propria clientela ed i propri venditori assumevano “guru” del marketing strapagando idee bizzarre mascherate e condite con altisonanti termini anglosassoni.


Se non funzionavano era la stupidità di noi venditori a non rendere tali stronzate applicabili, peccato che fossero concetti talmente idioti da non riuscire ad essere presi sul serio da nessuno con un briciolo di sale in zucca.


E così, prima di mettermi ad insegnare qualcosa a queste ragazze che per prime avevano aderito a questo corso finanziato dalla regione ho indossato il mio saio penitente e sono andato umilmente a rivedermi ciò che avevo dovuto apprendere durante interminabili meeting dagli infiniti silenzi (dei partecipanti)...


Mi ristudio i dogmi di Philips Kotler, l'orientamento delle aziende, il B2C (Business to consumer) il B2B (Business to Business) i vari piani, Obbiettivi di Marketing, Programma d'azione, Controlli di Marketing....più mi inoltro e più mi sono reso conto di osservare formule sterili, per certi versi inutili.


In un mercato del lavoro isterico ed altamente competitivo  l'unico modo di sopravvivere al lavoro stesso è l'orientamento, mi rendo conto che queste ragazze non hanno idea di come sia strutturata un azienda.

Espongo i dubbi a mia moglie, che da esperto quadro li conferma in pieno....


Il mio corso è iniziato con lo schema di un moderno organigramma aziendale e dal settore vendite sono partito affrontando via via le tipologie di comunicazione, i piani di azione, fino ad arrivare all'analisi del prodotto, della sua immagine e a come condurre un audit aziendale interna,il tutto con un unico orientamento, le esigenze del cliente e la qualità totale del prodotto pensata, progettata e realizzata in modo che sia insita nel processo produttivo stesso.



Come è andata?, me lo diranno le ragazze stesse, spero che quando entreranno in un azienda siano in grado in un paio d'ore di individuare cosa è voluto da loro e questo è possibile solo se si è in grado di inquadrare il proprio posto...


Riprendendo un antico racconto tratto da un libro dal titolo “fiabe ZEN”;


RANA SU FOGLIA GALLEGGIANTE NON SPICCA GRANDE SALTO”

Spero di avervi fornito un minimo di  base d'appoggio.....

Volate in alto ragazze!, ve lo auguro di cuore....


venerdì 9 dicembre 2016

TRACCIA

Lasciare un posto dove si è vissuto per molti anni è come gettarsi alle spalle momenti belli e brutti, ma  ho l'impressione che 
inevitabilmente quanto di bello ho vissuto lì se ne sia andato per sempre, gli amici e le storie vissute insieme apparterranno per sempre a quel luogo ed io ne porterò con me solo il ricordo perchè vivono lì, nel posto che ho abbandonato.


Quei momenti e quelle cose che mi stavano strette e il desiderio di andare, di crescere, di crearmi un altra vita, di visitare il mondo e conoscere nuova gente mi ha fatto perdere di vista che

 quei momenti in cui si rideva davanti ad un camino acceso sarebbero finiti; finiti per sempre.


Non ci saranno più le assolate domeniche pomeriggio e la noia del non sapere come impiegarle, le gite in bicicletta con il mio bimbo a veder decollare i Tornado o quelle con mia figlia a cui da piccola facevo contare i castelli che vedeva nel viaggio dalla nostra casa di allora e la spiaggia di Moniga dove andavamo a "tirare" i sassi nell'acqua.


E non ci saranno più le fughe verso la casa sul lago d'Iseo, le fresche notti, i bagni in piscina prima di andare al lavoro, le interminabili partite a tennis con la mia compagna, le pizze accanto al porto di Clusane.


Nulla più di tutto questo, andato, perduto, via per sempre.


Ma io vorrei ancora il colore delle albe dalla finestra della casa che dava sulla collina, vorrei andare a pescare al lago in barca con i miei colleghi e poi le bibite fresche sotto il pergolato del bar all'angolo della piazza, le lunghe sere alla chitarra  nei licinsì (*), il vino ed il pane e salame.


Ma mi sembra di voler ricostruire un puzzle i cui pezzi sono sbiaditi e molti di loro smarriti per sempre.


Ci sono dei momenti in cui i ricordi bruciano più delle delusioni.


Ci sono dei ricordi con il potere di salvare dalla disperazione.


E ci sono delle amicizie che resistono al tumultuoso scorrere del tempo, al suo diluire la vita stessa fino a renderla un acquarello troppo slavato per lasciare traccia su di un foglio, non appiglio; certezze.

 (*) Per i non bresciani, locale dove era posibile vendere solo vino e salumi, il termine deriva dal fatto che il titolare possedesse una licenza alla vendita ridotta, una licenzina, in bresciano un licinsì....




Vista dal porto di Clusane

domenica 27 novembre 2016

CARONTE

Dedicata ai miei due amici con il medesimo nome, Mauro

Sono il dubbio che frena il tuo slancio
il rimorso che attanaglia il tuo cuore
il legaccio che stringe il tuo collo
il groppo in gola che fa sgorgare le tue lacrime.

Sono ciò che temi e non confronti
l'angolo buio nascosto giù in cantina
il rosicchiar del topo dietro l'armadio
la parola che non pronunci mentre lei va via.

Sono l'anonimo che sfregia la tua auto
il bastardo che lusinga tua figlia a dieci anni
chi ti schernisce perché non guadagni abbastanza
quelli che te l'avevan detto tante volte.

Sono il sogno che ti fa svegliare col rimpianto
l'amore che non hai mai confessato
il rimpianto sordo che si spegne in gola
la terra nera che ricopre la tomba dei tuoi sogni.

E sono sempre io in tutte queste forme
che copro il tuo io troppo splendente
che uccido le tue idee troppo brillanti
che ti rammenta che tutto ha fine a breve.

Perché di questo posto sono a guardia
dove sei chiuso e non puoi certo fuggire
sono vivo per obbedire ai miei padroni
quelli che temono che tu li riconosca.

Perché se loro fossero al tuo posto
li ammazzeresti mille volte come cani
senza pietà o alcun ripensamento
non capiscono che tu non sarai mai LORO.

Chi è Caronte e perché dà il nome a situazioni meteo di caldo torrido?

martedì 25 ottobre 2016

IL CASTAGNO ED IL FIENILE

Una fiaba per una bimba che spero possa raccontarla ai propri figli.

Sabato sono stato a fare una lunga passeggiata per i boschi del Monte Magno, ho percorso sentieri, camminato per salite ripide e discese ardite, mi sono dissetato con acqua sorgiva e poi mi sono appisolato in un posto di ristoro sotto alcuni castagni, quelli dove la gente ama fare pic nic, con i tavoloni, le panche ed i barbecue in pietra , ho allungato le gambe sulla panca, messo lo zaino sotto la testa e nonostante la temperatura fresca mi stavo per addormentare quando una castagna ha centrato la mia pancia... "ehi!" ho esclamato, "potevi stare un po' più attento" ho urlato rivolto all'enorme castagno il cui tronco era a due metri da me e le cui fronde mi sovrastavano, stavo nuovamente per appisolarmi quando BONG un altra castagna che questa volta mi ha colpito in testa, "ma allora ce l'hai con me!" ho urlato al grande tronco, non ricevendo risposta mi sono appisolato e finalmente sono caduto in un sonno profondo.

Nel sogno mi ritrovavo esattamente dove ero da sveglio, sulla panca con lo sguardo verso il cielo e mentre osservavo le fronde che si muovevano mollemente alla brezza del pomeriggio ho visto una castagna che stava per piombare dall'alto e colpirmi, mi sono spostato subito e TOC! La castagna ha colpito la panca dove una attimo prima ero sdraiato...mi sono alzato, mi sono avvicinato al tronco e gli ho detto a brutto muso "se non la smetti sarò costretto a far pipì sulle tue radici!", ma a questo punto l'albero incredibilmente mi ha risposto "Eh no!, la pipì sui miei piedi no!" ancora arrabbiato gli ho urlato "ma insomma perchè vuoi colpirmi con le tue castagne?", "sono un vecchio castagno ed avrei una storia da raccontarti" mi ha detto con fare solenne "bene , ti ascolto", "siediti Arturo, la storia ti piacerà"... "lo spero proprio" gli ho detto rimettendomi a sedere sulla panca ancora un po' arrabbiato.




"Una volta viveva accanto a me un grande castagno, trenta anni fa purtroppo è stato abbattuto da un boscaiolo, lo vedi il grande ceppo alla tua destra?", in effetti avevo notato un ceppo molto grande, conto gli anelli del ceppo, ogni anello indica un anno di vita della pianta, uno, due tre, ....,arrivo a settantaquattro anelli "caspita. il tuo amico era vissuto per settantaquattro anni!" , "Si è così" mi rispose il castagno, "devi sapere che l'ultimo autunno prima che venisse abbattuto una castagna decise di voler diventare un grande castagno e di vivere accanto al mio amico, non puoi piccola mia gli spiegava l'amico devi crescere lontana da me le diceva, ma lei non era d'accordo e tu sai quanto possa essere testarda una giovane castagna", a dire il vero non lo sapevo e lo dissi ad alta voce all'albero "Scusa Arturo, ma tua moglie non è castana?...."bhè, in effetti" dovetti ammettere ridendo; " Insomma la castagna era lì accanto all'amico in inverno quando vennero i boscaioli, per abbattere il mio amico, la castagna si nascose sotto le foglie e quando tutto fu finito pianse tutte le lacrime che aveva, il figlio del boscaiolo sentì piangere e cercando cercando trovò la castagna "ma tu piangi!" le disse, la castagna gli spiegò che voleva vivere come pianta vicino all'albero che l'aveva generata, Piero, questo il nome del figlio del boscaiolo, le disse di stare tranquilla e che forse avrebbe trovato una soluzione".

L'albero proseguì con il racconto "Il grande tronco fu portato in segheria e furono fatte lunghe assi che sarebbero servite per la ristrutturazione del fienile dell'amico del boscaiolo, una volta finiti i lavori Piero prese la castagna e le disse di non temere, l'avrebbe sotterrata vicino al fienile ristrutturato in modo che sarebbe cresciuta accanto al legno dell'albero che l'aveva generata.

la castagna ne fu felicissima, si appisolò sotto  terra pronta a risvegliarsi come germoglio in primavera", la storia mi stava incuriosendo "e poi?" chiesi al grande castagno.. "ma insomma non ci sei ancora arrivato?" guardai perplesso l'albero "Arturo svegliati, fai cinquanta passi fuori dal bosco e troverai alla tua destra il fienile ed il castagno, sono ancora insieme così, dopo trent'anni, Piero viene ancora a trovarli ogni anno"...

BONG! una castagna mi aveva colpito una gamba, avevo sognato? il castagno mi aveva parlato?

presi lo zaino e mi incamminai verso casa, dopo cinquanta passi appena fuori dal bosco vidi a destra un castagno ed un fienile, sembravano abbracciati...

Forse il vecchio castagno mi aveva raccontato una storia vera?

giovedì 22 settembre 2016

PROXIMA CENTAURI, il primo viaggio interstellare



Mercoledì 21 Settembre 2016 Da Wikipedia:

Le ricerche di corpi orbitanti attorno a Proxima Centauri potrebbero solo aver escluso la presenza di nane brune o pianeti supermassicci Nel 2016 è stato individuato un pianeta potenzialmente dotato di acqua liquida superficiale nella fascia orbitale abitabile. Data la sua natura di nana rossa e di stella a brillamento, la possibilità che sul pianeta possa svilupparsi la vita è ancora da accertare. La sua vicinanza a noi fa di questa stella una delle mete ideali di un ipotetico futuro viaggio interstellare”

Martedì 21 Settembre 2032

La spinta verso l'ignoto è il motore che ha creato conquiste in ogni campo nel passato,lo fa nel  presente e sarà così anche nel futuro, tuttavia tempo e spazio sono due barriere ancora fuori portata per l'umanità, la tecnologia non ha saputo fornire soluzioni per superare od aggirare queste barriere che si frappongono fra noi e lo sbarco su Terra Nuova, il pianeta scoperto nel 2016 ha rivelato tre anni più tardi tutto il proprio potenziale, acqua allo stato liquido, ma non solo, oceani, calotte polari, una fascia temperata, ma soprattutto un potentissimo campo magnetico generato dalla rotazione del nucleo di ferro solido nel cuore del pianeta che ripara la superficie dai tumultuosi brillamenti solari di Proxima Centauri, la stella nana rossa attorno a cui ruota, Terra Nuova è una culla ideale per ospitare la vita.

Il progetto Proxima è nato dieci anni fa, vista l'impossibilità di poter giungere nell'arco di una vita su Terra Nuova è stato dato il via ad un progetto per la creazione di un astronave generazionale, dove i figli ed i nipoti dei primi astronauti pionieri sarebbero approdati sul pianeta abitabile più vicino alla terra.

VOYAGER, il nome dato all'astronave, 90 metri di diametro ed è stata assemblata grazie ad oltre mille lanci di navette automatiche che attraccando al cantiere posto in orbita alta e sincrona hanno fornito ogni singola parte di cui è composta, un team di soli ottanta astronauti specializzati ha installato le oltre millecinquecento parti preassemblate giunte dalla terra.

Il propulsore scelto per la Voyager è composto da un mix di propulsione Ionica ed emissione di plasma, l'alimentazione è fornita da tre efficentissimi reattori a fusione fredda, vista la grande presenza di personale a bordo è stata abbandonata l'idea di un propulsore a fusione nucleare.

Lo sforzo congiunto per la creazione di un opera così imponente, dopo le grandi incertezze iniziali e le molte proteste per il costo astronomico dell'operazione, ha finito per rivelarsi un vero e proprio motore per l'economia mondiale, la soluzione dei numerosi problemi posti dall'impresa di costruire un vascello con massa di oltre mille tonnellate da assemblare a milleduecento chilometri dalla superficie terrestre ha avuto una ricaduta tecnologica impressionante che ha coinvolto l'intero pianeta.

Il lancio è previsto per il mese di Luglio del 2037 ed è già stata svolta la fase di selezione dei novantasei astronauti che salperanno alla volta di Terra Nuova, ma che la vedranno con gli occhi dei propri figli e nipoti.

VOYAGER, SABATO 21 SETTEMBRE 2075 meno 5 anni a TERRA NUOVA.

Il capitano Gianna Lampredi stava uscendo dalla doccia sonica quando sentì all'interfono una voce urlarle qualcosa, l'interlocutore era talmente eccitato che non era riuscita a capire chi fosse “ripetere” disse, scandendo le parole “comandante abbiamo una traccia in avvicinamento, sta seguendo una traiettoria strana!” tornò ad urlare Jacob Sentry, navigatore della Voyager, Gianna corse attraverso i corridoi curvi con l'andatura che aveva imparato fin dai primi passi data la gravità 0,6 volte rispetto a quella della Terra, pianeta natio che non aveva mai visto, ed ottenuta tramite la rotazione dell'intera struttura circolare sul proprio asse, quando giunse in plancia notò gli occhi sgranati del navigatore e gli sguardi attoniti di quasi tutti i presenti, “ci sta intercettando” disse con un filo di voce Jacob.
Gianna esaminò il tracciato radar e vide ciò che gli aveva anticipato il navigatore, qualcosa con una massa almeno doppia rispetto a quella della Voyager aveva disegnato una traiettoria curva e sembrava che il proprio scopo fosse intercettarli, eppure non la sentiva come una minaccia, Gianna era profondamente empatica, la sua nave non aveva armi, non era stata pensata per poter offendere e neppure per difendersi da un aggressore.

“Stiamo a vedere che intenzioni hanno” disse ai presenti in plancia aggiungendo “quelli” facendo un cenno nella direzione da cui stavano arrivando, dopo 10 anni di totale assenza di comunicazionI con la Terra l'idea di avere a che fare con qualcuno non spaventava di certo Gianna, comandante della nave generazionale, nei cinquanta anni dal lancio la "popolazione" era rimasta stabile, anzi attualmente l'Enterprise aveva a bordo novantasette persone di cui sette erano bimbi con meno di 12 anni, si sorprese a pensare ai video della serie TV degli anni novanta “Enterprise” ed agli approcci con le prime civiltà aliene del comandante Jonathan Archer, “Jacob abbiamo ancora le frequenze per la base?”, ricevette un cenno di assenso “bene, dirigi l'antenna su chi sta arrivando, anche se malfunzionante per brevi distanze potrebbe farcela e dimmi quando hai il canale aperto” dopo cinque secondi ebbe un altro cenno di assenso, Gianna pensò alle parole giuste, ma alla fine usò le stesse del comandante Archer “a nave in avvicinamento, qui è la nave generazionale VOYAGER per cortesia dichiarate le vostre intenzioni”

Seguì uno scroscio di disturbi radio, Gianna pensò con invidia ad Archer che aveva accanto a se Hoshi Sato,una linguista capace e sensibile lei invece non aveva neppure un aiuto vulcaniano a fornirgli qualche dritta, stava per ripetere il proprio annuncio quando nel fruscio generale udì chiaramente qualcosa “Nave VOYAGER grazie a dio vi abbiamo trovato!, sono due anni che vaghiamo alla cieca per raggiungervi, sono il comandante Petrov della nave spaziale Buran, vi chiedo il permesso per attraccare al portello, mi sincronizzerò con la vostra rotazione.

Tutti in plancia si guardarono increduli, ma il comandante Lampredi prese subito in mano la situazione “Ok per l'attracco Buran, comandante usi molta cautela nell'attracco, dopotutto questa nave ha cinquaant'anni”, l'attracco avvenne senza intoppi ed il momento in cui venne aperto il portellone interno della Voyager più di venti componenti dell'equipaggio si erano accalcati nello stretto corridoio di accesso all'area di attracco, dopo decenni di navigazione l'asettico ordine militare aveva lasciato spazio ad un atteggiamento molto familiare, a Gianna bastò fare un cenno ed i presenti si disposero ai bordi del corridoio per lasciare spazio agli ospiti, il comandante Petrov entrò per primo seguito da due ufficiali, stretta di mano, applauso di benvenuto e subito dopo Gianna portò la delegazione nella sala riunioni.

Seduti accanto al tavolo ovale, comandante e vice della Voyager offrirono del caffè ed alcuni dolci ricavati dalla coltivazione idroponica di tuberi e cereali, senza molti preamboli Gianna Lampredi iniziò con le domande “quando siete salpati dalla Terra?” “Tre anni fa” rispose Petrov “quindi disponete di un propulsore iperluce?” “Si, viaggiamo al doppio della velocità della luce, ma entro cinque anni quintuplicheremo questa velocità, sono allo studio tre generazioni di propulsori iperluce” <Gianna era affascinata “come funziona un propulsore iperluce?” Petrov sorrise “utilizziamo l'antimateria per curvare lo spazio, dieci anni fa è stato trovato un modo per produrla in quantità sufficiente da poter essere impiegata per l'esplorazione spaziale, in questo momento sta partendo dalla terra una spedizione per il sistema Centauri, noi siamo salpati tre anni fa e da oltre due vi stavamo cercando, è da oltre dieci anni che sulla Terra non hanno vostre notizie”, Gianna spiegò che l'antenna principale per le trasmissioni radio aveva subito un guasto improvviso e che ogni tentativo di riparazione era stato vano, invitò Petrov a visitare la Voyager.

I corridoi curvi, gli spazi abitativi, l'ospedale con la sala travaglio e la sala parto, la classe ed i laboratori per i ragazzi affascinarono gli ufficiali del Buran, poi fu la volta di una delegazione della Voyager che visitò la Buran, l'astronave era totalmente diversa dalla Voyager, una sala motori enorme con i due reattori ad antimateria lunghi oltre venti metri, la plancia di almeno cento metri quadri, il sistema di visione collegato ai sensori esterni, a Gianna ricordava molto la plancia della prima Enterprise e quando lo confessò a Petrov quest'ultimo ammise che dopo vari studi quel modello si era rivelato efficiente e razionale da qui la somiglianza.

Tuttavia Gianna aveva una sottile preoccupazione “ed ora come procederemo?” disse senza preamboli al comandante della Buran, “ecco, avrei un idea, in due mesi potremo sbarcare su Terra Nuova, ma vorremmo lasciare a voi l'onore di essere i primi a sbarcarvi, potremmo imbarcare la metà di voi sul Buran e sbarcare, poi tornare qui sulla Voyager e trainarla sub luce, ma a velocità dieci volte superiore alla vostra attuale con lo scopo di  portarla in orbita e renderla una base per le prossime missioni su Terra Nuova”, Gianna ricevette tutte queste informazioni , ma le elaborò al volo, “si” rispose ”mi pare un eccellente piano”.

Epilogo

La Buran era in orbita intorno a Terra Nuova, la navetta di sbarco stava per essere preparata quando Gianna guardando il pianeta si rese conto di quanto fosse bello, per questo avevano dato la propria vita oltre trenta persone che non avevano potuto vederlo, entrando nella navetta si sentì una privilegiata, ma dopotutto sapeva di esserselo meritato.

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mercoledì 14 settembre 2016

AD UN AMICO

Ho un caro amico che fa da maestro un lavoro affascinante, il liutaio, per le sue mani sono passate tutte le mie chitarre ed il basso fretless di mia figlia, possiede una conoscenza dei legni e delle loro proprietà che ha quasi del mistico ed un amore sterminato per strumenti che io amo.

I suoi violini sono fra le mani di prestigiosi maestri delle più famose filarmoniche d'Europa.

Ha avuto traversie di salute che avrebbero fatto arrendere chiunque, non lui, si è rialzato combattendo, ma da oltre due mesi non riesco più a sentirlo; non risponde alle mie telefonate, legge solo senza rispondere ai miei messaggi su Whatzapp.

Spero che stia bene, mi manca parlare con lui delle cose che adoriamo, di chitarre, amplificatori, musicisti...

Uscire a cena con lui era splendido, se poi si aggregva anche il maestro Massimiliano (un famoso organistica, raffinato interprete di J.S.Bach) allora si raggiungeva l'apice.

Mi manca la sua comunicazione, mi manca andare insieme a sentire le prove del maestro presso un piccolo santuario vicino casa dove è stato posizionato uno splendido organo di sua proprietà, oppure a suonare nella mia taverna.

Questo post è dedicato a te amico mio.

Qualsiasi sia il motivo per cui non ci si sente sappi che la nostra amicizia è superiore anche ai silenzi

Con affetto
Arturo


martedì 23 agosto 2016

CONVIENE ACQUISTARE UN AUTO ELETTRICA?

Cosa penso del futuro della macchina elettrica.....

Gli amici accanto a me sono scettici, certo non le auto elettriche prodotte ORA (bellissime, ma costose e fuori portata per portafogli sbranati dalle politiche demenziali Prodian-Berlusc-Montian-Renziane), ma quelle che verranno prodotte fra quattro-cinque anni...

La casa automobilistica TESLA ha dimostrato che è possibile costruire auto potenti, brillanti e molto efficenti al costo di una berlina/SUV di gamma alta, auto costruite a regola d'arte (se non ci credete sentite, e guardate, cosa ne pensa l'Ing. Massai, direttore del reparto prove di QUATTRORUOTE)

TEST TESLA MODEL S P90D

 Tutta la banda dei miei amici appassionati di automobili eccepiscono "Si...ma l'autonomia?, e poi quanto impieghi a fare il pieno? e poi che beneficio c'è se per fare l'enegia elettrica usiamo il petrolio?"

Rispondo per ordine esattamente come ho risposto ad ognuno di loro:

1) Atualmetne l'autonomia teorica passa i 400km, direi che è sicuramente un buon punto di inizio
2) Il pieno del sistema TESLA SUPERCHARGER SI FA IN UN ORA, è più che altro una questione di programmazione, calcolate che nei seguenti punti è pure GRATIS

Mappa TESLA SUPER CHARGER ITALIA

SE SI PENSA CHE QUESTA STRUTTURA è STATA MESSA IN PIEDI IN DUE ANNI E' FACILE PENSARE CHE IN QUATTRO-CINQUE ANNI I PIUNTI POSSANO TRIPLICARE e forse addirittura presso  qualche area di servizio autostradale (beghe legali pemettendo).

3) Questo è l'argomento che da tecnico quale sono è più facile da dimostrare.
Quando fate un pieno di gasolio mettete 9-9,5kW per ogni litro nel vostro serbatoio di cui utilizzate più o meno 3kW per fare 20km alla velocità costante di 90km/h questo eprchè i motori a combustione interna non passano il 33-35% di rendimento e le perdite meccaniche di cambio e differenziale sono nell'ordine del 40%, la morale è che risulta difficile produrre meno di 100g di CO2 per pgni km percorso.

Ma un auto elettrica è MOLTO diversa da un auto con motore a combustione interna, non ha cambio, non ha differenziale, usa poco anche i frni tradizionali eprchè recupera gran parte dell'energia in frenata e tutto il resto viene gestito a livello di centraline, il tutto è estremamente efficente.

In italia ormai il 13% dell'energia è prodotto da fonti rinnovabili, se potessi permettermi una splendida Tesla model X mi metterei 14kW di pannelli fotovoltaici sul tetto e pomperei energia nell'apposito accumulatore (sempre fornito da Tesla) che mi eprmetterebbe di fare il pieno con comodo A CASA MIA quando mi servirebbe.

Ma poi immaginate una rete di distributori alimentati da campi fotovoltaici e pale eoliche......

Un calcolo semplice semplice, i 9-9,5 kW di un litro di Gasolio ora li pago 125centsimi, circa 13 centesimi al kW, 5 cetesimi di Euro in più di quanto paghereste per l'alimentazione di una pompa di calore per la climatizzazione (produzione acqua/aria fredda e calda da pompare nei vsotri pannelli radianti) di casa vostra (con contatore dedicato)...

Insomma il futuro è ORA, anche se temo che la lobby del petrolio (sporco, nero che genera montagne di...NERO) COMPRERA' CON GRANDE FACILITA' LE COSCENZE, GIA' DI PER SE POCO AMBIENTALISTE, DEI POLITICANTI NOSTRANI E NON (CON LE DOVUTE ECCEZIONI A 5 STELLE)....

 
Tesla Model X

Fra 5 anni potremmo acquistare auto elettriche al costo di una berlina di media cilindrata......




venerdì 19 agosto 2016

6 Luglio 1977

Leggo, su La Stampa online di oggi, di una signora che vende ai mercatini vecchie lettere d'amore recuperate da soffitte, cantine, librerie salvate dalla discarica, le vende ad un Euro e riscuotono un grande successo, gente intorno alla mia età le legge, si sofferma su certi passaggi, si commuove e le acquista, chi vuole metterle in una cornice e chi le vuole semplicemente per ricordare i tempi in cui noi tutti avevamo in un cassetto un certo tipo di buste ed un certo tipo di carta da lettera da inviare alla lei del momento, o della vita.

La memoria mi è corsa in un lampo all'inizio della mia storia con le lettere da e per una ragazza speciale.

Nell'estate del 1977 ero reduce da un anno scolastico in cui avevo ottenuto buonissimi risultati, ma che dal punto di vista sentimentale mi aveva letteralmente scassato le ossa.

A diciassette anni non si dovrebbero prendere le cose con la serietà assoluta che io mettevo in ogni cosa, alla fine la mia inesperienza mi aveva messo nei guai e mi apprestavo a partire per il mio mese di Luglio in Liguria con l'animo non proprio sereno ed una nube sottile di tristezza che velava la mia vita; mentre stavo per salire nella 127 rossa stipata di bagagli decisi all'ultimo momento di portarmi la fedele Francesca, la chitarra classica regalo di mio padre che ho tutt'ora nell'angolo del mio ufficio/taverna/ rifugio/tana da cui sto scrivendo.

Se mio figlio decidesse di intraprendere tutte insieme le attività che avevo svolto in quell'anno sono più che certo che finirei per prenderlo da parte e gli spiegherei che il raja Yoga non è una disciplina da prendere alla leggera, che praticare spiritismo consultando testi di occultisti inglesi della metà del milleottocento volendo trovare riscontri dei testi di Carlos Castaneda e Lobsang T. Rampa alla fine potrebbe portarlo su di una soglia da cui risulterebbe molto difficile tornare indietro.

Ma io ho sempre avuto una predilezione per il cacciarmi consapevolmente nei guai ed ora sotto il caldo sole del primo di Luglio del 1977 mi stavo portando i miei appunti di yoga, la mia canna da pesca e la mia chitarra Francesca verso un mese di mare.

Dopo pochi giorni la routine fra pesca spiaggia e gelati serali mi stava sfinendo, non trovavo alcun beneficio da un posto che amavo, mi stava tutto stretto, sentivo che qualcosa albergava nel mio stomaco e mi tormentava, un animale, un mostro. Il 6 Luglio uscii da solo per fare due passi, sugli scogli su cui ero solito pescare la mattina trovai due ragazze, una stava suonando una chitarra, cantava qualcosa in spagnolo, lo riconobbi come un brano degli Intillimani, la ragazza che l'accompagnava aveva lunghi capelli neri ed un viso dolcissimo, feci i complimenti per la bella esecuzione, Luisa aveva imparato lo spagnolo da autodidatta, suonava bene, conosceva moltissime canzoni di cantautori italiani e gran parte dei brani degli Intillimani, La sua compagna silenziosa si chiamava Sabrina, facemmo amicizia, le due coetanee erano ospiti di un amica di famiglia, una pittrice, che aveva messo a disposizione le due stanze nel vecchio borgo di pescatori nato attorno ad una torre di avvistamento che era il nucleo di quella che sarebbe diventata la parte rivierasca del comune stesso.

Passammo lunghi pomeriggi a suonare, a fare parole crociate, stesi sul letto a ridere e scherzare. A parlare di politica, di amori, di progetti.

Lentamente il mostro che aveva preso dimora nel mio stomaco si arrese, ed io tornai a vivere.
Mi innamorai di Sabrina, di quella ragazza con un quoziente intellettivo da paura, in grado a diciassette anni di completare al volo i due terzi del cruciverba del Bartezzaghi, così acuta e così silenziosa al tempo stesso.

Le dichiarai il mio amore in un modo che definirei ora imbarazzante, mi rispose con un garbo infinito e parole dolcissime che lei aveva già un ragazzo, ma che la mia amicizia le piaceva; il giorno prima in cui Sabrina dovette Tornare alla sua Torino il fratello di Luisa era venuto in auto con Uto, il ragazzo di Sabrina, per riportarle a casa, la sera uscimmo in quattro, Luisa, Sabrina, Uto ed io.

Passeggiammo sul lungomare, nelle vie interne Sabrina non baciò mai Uto, costui parlò ininterrottamente per tutta la sera, sulla via del ritorno Sabrina mi venne accanto e le chiesi se Uto fosse sempre stato così ciarliero, lei sorrise, mi rispose con un cenno, mi disse che all'inizio per lei non era stato facile e si strinse a me dolcemente, di soppiatto.

L'ultima volta che la vidi mi stava rivolgendo un meraviglioso sorriso dal finestrino dell'auto del fratello di Luisa.

Il mostro era stato sconfitto, ma a che prezzo! Finii il mese di mare passando spesso sotto l'arco che portava a quelle due stanze ora vuote.

Tornato a casa scrissi due righe ad entrambe ed ottenni in risposta una lettera scherzosa da parte di Luisa ed una meravigliosa busta Fucsia con uno splendido Snoopy disegnato sul retro da parte di Sabrina, mi scrisse cose belle e dolci, iniziò un rapporto epistolare che durò due anni, poi il silenzio.
Persi i contatti con entrambe, ma le sue lettere dalle bellissime buste fucsia le ho conservate per tanti anni.

Sabrina continua ad avere il mio rispetto ed un angolo del mio cuore tutto per se, perchè sarebbe troppo comodo dimenticare, io non l'ho mai voluto fare, le persone che ho incontrato e che hanno lasciato un segno nella mia vita sono tutte presenti nei miei ricordi.

Fra pochi giorni tornerò nello stesso luogo dove tanti anni fa incontrai Sabrina, state pur certi che passerò ancora una volta sotto quell'arco ed anche se lo stabile dove erano incastrate quelle due stanze è stato ristrutturato la finestra con le grate metalliche che dà sul vicolo c'è ancora e come sempre vi sbircerò dentro per vedere se lì in quella stanza  risuonano ancora gli echi dei miei diciassette anni.


giovedì 4 agosto 2016

PESCA ALLA FOCE DEL FIUME

Giugno 2006, ero al mare e ci sarei rimasto per un altro paio di settimane, la mia Liguria mi stava riservando i soliti regali, il clima mite, una ventilazione splendida, e notti fresche e rilassanti, mi ero portato la mia vecchia canna da pesca, una bolognese di quattro metri con un mulinello antidiluviano ed un minimo di attrezzatura, la mia compagna era rimasta a casa con mia figlia per tutta una serie di impegni di lavoro, avevamo affittato un appartamentino a duecento metri dal mare ed i suoceri si occupavano (fin troppo) del mio maschietto di sette anni che ce la metteva tutta per farli disperare non volendo mai uscire dall'acqua.


Avevo un po' tempo per me, riscoprii i luoghi dove mi ero innamorato per la prima volta, andai a trovare un amica di famiglia che nonostante la veneranda età e tutta una serie di acciacchi si ostinava a vivere da sola, anch'essa innamorata di questo paese e del proprio appartamento che gode di una vista semplicemente incantevole.


Una sera andai a vedere se c'era gente che pescava alla foce del fiume, ci trovai un signore della mia età che pescava a fondo, fra una chiacchera e l'altra mi spiegò che tecnica usava e scoprii che questa era reputata più che buona per insidiare qualche bella orata.


In un paio d'ore catturò un bel sarago sul mezzo chilo e la sera dopo presi la mia vetusta attrezzatura e tentai di emulare tecnica e montatura utilizzando le medesime esche.


Durante l'attesa che qualcosa abboccasse il mio compagno di pescata mi parlò della propria vita, mi disse che prima che lo venissi a sapere da altri era giusto che fosse lui a parlarmi di cosa aveva combinato di brutto, mi parlò di un omicidio, di lunghi anni di carcere e del fatto che la moglie della persona che aveva ucciso non saltò mai una visita presso il carcere dove era recluso e che continuò a ringraziarlo per tutta la durata della detenzione, dopo anni di percosse e soprusi aveva riscoperto la vita.


Da qualche mese stava facendo da sorvegliante (su mandato del tribunale) ad un area in precedenza adibita a campeggio, il titolare del quale era stato freddato con un colpo alla testa, un uomo che aveva partecipato alle indagini più scottanti di questa strana nazione e che probabilmente era stato messo a tacere per sempre.


Altri particolari non posso riportarli, ciò che si dice mentre si pesca resta sul luogo di pesca.


Imparai che il vento da ponente portava con se abboccate più numerose, la sera dopo tornai a pescare, nel pomeriggio la mia compagna mi aveva raggiunto, ma dato che era stanca per il viaggio non aveva voluto uscire neppure per un gelato ed io alle ventidue avevo preso la mia attrezzatura ed ero tornato ad insidiare Orate e Mormore.


Quella sera pizzicai una splendida orata da un chilo. La mia compagna ne restò sorpresa quando la mattina la trovò (pulita) nel frigorifero, la cucinammo al sale.


Le sere dopo non uscii, lessi, suonai e mollai la pesca, la ripresi per un paio di sere verso fine vacanza, ma senza successo.


Sono sette anni che non torno in questo angolo di Liguria, i figli sono grandi e dicono di non amare più il mare, la mia compagna è troppo dipendente dai figli, forse programmeremo qualcosa più in là, ma lei vorrebbe andarci con la famiglia al completo, io vorrei andare solo con lei, ho deciso di non trascorrere un altra estate senza un breve periodo di ricarica.....


Ad inizio Settembre taglierò la corda con un amico, l'appartamento affittato è a cento metri da dove andrò a pescare.......ho già acquistato una bolognese da sei metri, assimilato nuove tecniche di pesca......, auguratemi “in culo alla balena”.....



giovedì 28 luglio 2016

Settembre 1978

RISCRITTURA DI PARTE DI UN POST "SMARRITO" DAL  VECCHIO BLOG
  
Ero a casa di Zulù , la calda estate del 78 era giunta al giro di boa e presto ci saremmo trovati sugli scalini del grande istituto tecnico B.C. a scorrere gli elenchi delle classi per vedere dove cavolo ci avessero ficcato dopo lo smembramento della bellissima terza Q, Zulù stava spiegando con delle strane lucciole negli occhi di come due cari amici avessero approfittato dell'assenza dei mariti (a caccia in un non meglio precisato paese dell'est Europa) per corteggiare le due signore (36 e 29 anni) rimaste a casa da sole, ma ben decise a ripagare della medesima moneta i mariti fedrifaghi..., non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato a caccia nell'Est Europa in quegli anni e che non si sia poi vantato delle incredibili conquiste di ragazzotte bionde e compiacenti..

I due neo diciottenni (Laurino e Pietro) furono travolti in un tour de force di sesso selvaggio, Zulù descrisse con dovizia di particolari come Laurino avesse sodomizzato la bella trentaseienne mentre preparava qualcosa da mangiare e di come la medesima non avesse battuto ciglio continuando a cucinare.....Zulù era in estasi....Il culo femminile per lui rappresentava l'accesso al paradiso, come fregare di soppiatto le chiavi a San Pietro....

Mi disse che Laurino grazie alle brillanti performance si era fatto dare una mano per l'acquisto di una Guzzi tre e mezzo da almeno una delle (a quanto pare) appagate signore.

Il mio Agosto trascorse mollemente fra tanta musica e qualche rimpianto per come si erano messe le cose con la Dama Bionda e per l'aver mollato la radio locale in cui avevo tenuto una mia trasmissione; un sabato pomeriggio di Settembre le ombre iniziavano già ad allungarsi ed il bagliore accecante dell'estate lasciava spazio ad un filo di arancione che dava alle pietre del lato della parrocchiale, visibile dalla mia camera,  un aspetto meno sinistro del solito.

Sentii suonare il campanello, aprii la finestra per vedere chi fosse e mi ritrovai in strada Vax e Zulu, corsi ad aprire il protoncino (non avevamo un elettroserratura e neppure un citofono, fra di noi ci si gettava la chiave dalla finestra), vidi subito che c'era qualcosa che non andava, Zulù mi chiese se avessi ancora quel "boccione" di Whisky del sud degli USA, risposi che per gli amici era sempre a disposizione.

Preparai una brocca con dell'acqua fredda di frigorifero (il ghaccio è per i somari che non sanno bere mi diceva Zulù) il "boccione" al centro del tavolino e tre bicchieri a completare il tutto.

Ci vollero due bicchieri a testa, per entrambi,  prima che si decidessero a parlare, sfogliando una rivista Zulù vide la pubblicità della Guzzi tre e mezzo "vedi" mi disse "veniamo dal funerale di Laurino, si è schiantato due giorni fa contro un platano sulla strada che va verso il comune vicino..., veniamo ora dal suo funerale".

Quel pomeriggio trasgrerdii alla regola che mi ero imposto di non bere più di un decilitro di Whiskey......




martedì 17 maggio 2016

HABITAT

Solo.
Il pianeta si era rivelato ostile, eppure il cielo viola e la vegetazione azzurra erano bellissimi, ma i pollini trasportati dal vento lo stavano uccidendo.

l'atmosfera composta per  per il cnquanta percento di ossigeno era il chiaro indizio di un pianeta in cui la vita vegetale era rigogliosa oltre ogni aspettativa, ma nessuno aveva neppure lontanamente ipotizzato che un terzo dei pollini erano portatori di neurotossine, il pianeta non ospitava nessun animale erbivoro, nessun vertebrato superiore, aveva percorso duecento anni luce ed il pianeta più promettente si era rivelato una trappola mortale.

I filtri della propria tuta si stavano già intasando, iniziava a sentire le mani intorpidite, chiaro segno dell'intossicazione  ormai in arrivo.

Fabius rientrò nell'astronave, il capolavoro della tecnologia terestre lo aveva portato lontano, ma questo non sarebbe stato il pianeta che avrebbe ospitato l'evacuazione da una terra ormai morente.

Riuscì a malapena ad entrare ed a togliersi la tuta, poi svenne.

Si risvegliò dopo quattro ore, ormai era certo che sarebbe morto su questo pianeta, i sintomi erano chiari, era intossicato da pollini e spore di una vegetazione che difendeva ferocemente il proprio habitat.

Inviò un breve rapporto e fece decollare la sonda iperluce che avrebbe dato la tragica notizia alla gente della terra, anni di studi, di osservazioni, l'invio delle sonde, ma niente faceva presupporre l'estrema tossicità del periodo della fioritura.

Un errore banale, l'esito catastrofico ormai era scontato, decise di uscire e di spostarsi con lo scooter  in riva al mare, in cinque minuti, sfiorando il terreno a novata chilometri l'ora Fabius raggiunse la spiaggia, si sedette in riva al mare,si tolse il casco ormai inutile senza i filtri la cui scorta era finita e si mise ad osservare le piccole onde che si frangevano dolcemente sul bagnasciuga, li vide per caso, prima uno, poi un piccolo gruppo, emersero dalle acque strisciando sul bagnasciuga,ma lui non aveva la forza di fuggire, si fece avvicinare, erano esseri dalle forme simili ad una sirena, un viso quasi umano, una larga pinna al posto dei piedi, una femmina gli si avvicinò e lo sfiorò, sembravano un gruppo orgnizzato e molto intelligente, la femmina fece un gesto ed un maschio prese ad ispezionarlo, toccò le narici, le orecchie, Fabius era troppo stanco per fare qualsiasi cosa, lo stavano visitando, quello che sembrava un dottore prese un attrezzo con cui gli fece aprire la bocca.

La visita finì presto ed il gruppo di esseri tornò nelle profondità del mare, Fabius aveva notato le complesse narici della femmina, forse una sorta di filtro biologico, si chinò sul fianco sinistro, era certo sarebbe morto da lì a poco, la vista stava per abbandonarlo, ma riuscì a vedere la femmina che uscendo dall'acqua si sedette accanto a lui, gli sfiorò la fronte e gli prese una mano.

Fabius le rivolse l'ultimo sorriso spirando fra le sue braccia.

 

martedì 26 aprile 2016

LA FOSSA COMUNE

La fossa è nel fitto del bosco
troppe vite unite nel dolore
la morte li ha serrati in un abbraccio
un unico cippo a rievocar la loro dipartita
l'ultima pestilenza se li portò via
a centinaia giacciono sotto fronde omnbrose
nessuno li disturba
la quiete li circonda
ma io sento le loro voci ed odo le loro grida
non hanno scordato il dolore
non hanno scordato la morte
urlano nel silenzio nel ricordo delle proprie vite
incapaci di andarsene e ricominciarne un altra
bloccati nel dolore e nella disperazione
le loro ossa sbiancate dalla calce viva
sono tutto ciò che resta loro
perchè nessuno ricorda più i loro sorrisi
e nessuno ricorda più le loro lacrime.


domenica 10 aprile 2016

LA CAPSULA DEL TEMPO

Non me ne ero assolutamente dimenticato, ma pensavo fosse andata persa, mia madre mi aveva detto che durante la ristrutturazione della casa dei miei nonni parecchi dei miei quaderni e libri dalle elementari alle superiori erano stati gettati unitamente a non precisate “mie cose”, pensavo che anche la mia capsula del tempo fosse stata gettata, in fondo chiunque l'avesse trovata, una volta aperta, avrebbe visto cose insignificanti, dato che avevano un senso solo ed esclusivamente per me.

Ma non era andata persa, la scatola di metallo che avevo chiuso definitivamente a sedici anni era rimasta esattamente dove l'avevo lasciata, fra il trave maestro ed un travetto della soffitta della casa che fu dei miei nonni materni, semplicemente ha deciso di farsi trovare da mia cognata, la casa ora è di proprietà di mio fratello che la utilizza (in parte) come ufficio e durante la sistemazione della soffitta ora adibita ad archivio, è stata notata, la scatola di biscotti in metallo zincato recava ancora leggibili le scritte vergate da me con un pennarello indelebile che invitavano a non aprirla per nessun motivo in quanto maledetta (ho semrpe avuto il senso del dramma..).

Mia cognata non l'ha aperta mi ha telefonato dicendomi che aveva trovato qualcosa di mio sotto un trave, ed oggi l'ho recuperata.

Una capsula del tempo è la tradizione squisitamente americana di seppellire una scatola con cose della prpria infanzia e adolescenza, da aprire una volta adulti, mi sono sempre sentito un po' americano, vuoi per la nonna nata in Pennsylvania, vuoi i ricordi che ho sempre avuto fin da bimbo, di paesaggi e volti di gente che sapevo abitare in quel paese di cui apprezzo poco in tema di politica estera, energetica e modo di vivere ma che evoca in me una immensa nostalgia per chi vi ho lasciato poco più di mezzo secolo fa.

Oggi pomeriggio sono sceso nella mia taverna-ufficio-tana e sul tavolo di Rovere ho aperto con cura la mia capsula del tempo, la cognata l'ha spolverata con cura, il nastro adesivo trasparente con cui era sigillata cade a pezzi, lo stacco con cura e poi apro il coperchio, la prima cosa che noto è un modellino di auto, una Ferrari P4 in scala 1:43, mi venne regalata dal nonno Beppe al mio nono compleanno, costava mille Lire, la ricordo ancora dietro la vetrina della cartolibreria-bazar della via che percorrevo per recarmi a scuola; scosto il modellino e trovo una foto di mio padre accucciato davanti ad un Mustang P 51, era il 1954 ed era appena arrivato a Ghedi, fatico trattenere le lacrime, un altra fotografia salta fuori dalla scatola, io a dodici anni ad una festa di compleanno con due ragazzine della mia classe, un foglio di quaderno formato A5 con un disegno fatto da me di uno Shadock, le folli creature disegnate da Jacques Rouxel che ho conosciuto grazie ai cartoni animati trasmessi nel 1972 a tarda ora, la domenica sera, presentati da Oreste Lionello.

Un altra fotografia, una delle ultime messe nella scatola, il mio primo amore, mentre si pettinava allo specchio, molto molto carina.

Trovo un frammento del mio diario che ho tenuto per un periodo di quattro anni e che ho definitivamente distrutto a sedici, ma questo foglio l'avevo conservato, un lungo elenco di cose che avrei voluto fare da adulto, scorrendo rapidamente leggo cose che non ho mai realizzato quali “visitare dei fiordi Norvegesi” e “urinare sulla tomba del generale Badoglio”, altre che sono riuscito a realizzare fra le quali “pescare in alto mare” e “avere dei figli”.

Passo oltre, un altra istantanea realizzata con una polaroid, la fotografia è molto danneggiata, ma sono riconoscibili la spiaggia di Andora che frequentavamo ed un amico coetaneo di mio fratello.

Fra cose più o meno inaspettate scopro una fotografia che avevo quasi
scordato, uno scatto mia madre e mio padre giovanissimi, la vita non li aveva ancora piegati, avevano progetti ed anni felici davanti a loro.
,
Prendo le fotografie e le scannerizzo, vedrò di recuperare qualcosa da quelle meno malandate, i fogli, l'elenco ed altre cose le getto, hanno svolto il loro compito, mi hanno riportato dal passato una serie di messaggi.

La Ferrari P4 l'ho regalata a mio figlio, non è attratto dalle vetture, ma l'ha accettata subito ed in cambio ho ricevuto un un grande sorriso...


Rosa e Salvatore.