martedì 17 settembre 2013

IL DIVINATORE -quarta ed ultima parte-

 -quarta ed ultima parte-




L'estate arrivò con le sue lunghe giornate, gli uomini cacciavano e si allenavano con i lunghi archi, il Rosso non era molto contento dei progressi di alcuni, ma il lavoro svolto ed il tempo speso stavano iniziando a dare i propri frutti, tutti gli uomini del villaggio sapevano imbracciare un arco e centrare un ceppo alto due spanne da trenta passi, la metà erano in grado i colpirlo da quaranta passi e questo era quanto il Rosso si aspettava da tutti.


Le frecce erano costruite dagli anziani, le punte di rame furono forgiate partendo da piccole pietre azzurre, Ute era stato sempre tenuto in disparte mentre si fondeva il rame, ma dopo quanto era successo gli anziani lo accolsero nella fucina spiegandogli passo passo come fare il fuoco vivo ed intenso, come le pietre piano piano cedevano un liquido che veniva colato in piccoli stampi di selce bruna, una volta raffreddati gli stampi rilasciavano una punta che aveva un colore scuro e che veniva affilata con molta cura su di una pietra nera assumento il colore dei capelli del Rosso.


Ute imparò dagli anziani quali cortecce utilizzare per fissare la punta della freccia, come sigillare il tutto con un liquido nero ricavato dalla corteccia delle betulle, il ragazzo era affascinato, ma in cuor suo stava crescendo un certo malanimo, le frecce con le punte di rame, gli archi, quanti uomini sarebbero morti?, il Rosso sarebbe andato ancora con lui a caccia di conigli?


La notte stessa Ute decise di fare qualcosa di più, iniziò con il guardare dall'alto il proprio villaggio, sentì di voler bene ad ogni singolo componente di questo gruppo e poi cercò il villaggio degli uomini blu.


Lo trovò ai piedi di una montagna scura, era un villaggio molto più grande del suo, con tende enormi e grandi fuochi, ma subito inizò a sentire un pianto sommesso, proveniva da una capanna al margine del villaggio, decise di capire cosa succedesse, dall'alto vide una giovane donna con il proprio bimbo morto, Ute capì che non era il solo bimbo che stava morendo nel villaggio, qualcosa, stava facendo ammalare i bambini.


Il bimbo di quasi cinque anni voleva fare qualcosa per questa gente, trovò la tenda della guaritrice, attese che si addormentasse ed entrò immediatamente nel suo sogno.


Si trovò in una radura fra molte donne giovani, riconobbe subito chi fosse fra loro la guaritrice, le si avvicinò e le disse, “perchè la tua gente muore?” “Chi sei tu per chiedermelo? “ si sentì rispondere il bimbo, “voglio aiutarvi” le disse, la giovane lo guardò storto e sibilò “ed allora portami la divinatrice del popolo delle colline che ha fatto questo orribile maleficio!”, Ute capì che stava parlando di sua nonna, sapeva che non poteva essere stata sua nonna, una donna che tutti veneravano, che non aveva mai imbracciato un ascia od una lancia, a voler uccidere i bambini del popolo del nord, “ascolta guaritrice” le disse, prima che la nostra gente muoia prova ad incontrarti con la guaritrice del popolo delle colline, sono certo che potrà aiutarti, incontratevi sotto i grandi Tassi a sud, porta con te tre uomini, altrettanto farà la guaritrice del popolo del sud, forse ci sarò anch'io, quando il sole sarà alto nel cielo forse ci vedremo.


Ute non aspettò l'alba per uscire dalla tenda di soppiatto e correre dalla nonna.


La mattina presto la vecchia divinatrice chiese al capo del villaggio di mettergli a disposizione i tre uomini più grandi e forti del villaggio, poi entrò nella tenda della guaritrice e le spiegò che doveva incontrarsi con la gente del villaggio del nord.


Il Rosso era stato fra i prescelti ed a lui Ute spiegò cosa fosse successo quella notte, l'uomo restò molto sorpreso, ma senza proferir parola accarezzò la testa del piccolo.


Il bimbo fece di tutto per essere presente all'incontro, disse perfino una mezza bugia raccontando che l'aveva promesso alla guaritrice, fu il Rosso a trovare una soluzione, sarebbe andato con Elis e si sarebbero tenuti in disparte, nascosti fra le felci. Facendo giurare alla propria donna di non uscire allo scoperto anche se le cose si fossero messe male.


Il drappello giunse sotto i grandi alberi di Tasso con grande anticipo ed Elis e Ute furono nascosti con molta cura, certamente in grado di sentire quanto fosse stato detto, ma al sicuro.
Quando il sole fu alto nel cielo nessuno si fece vedere, ma il Rosso decise di aspettare ancora un po' ed ebbe ragione, la giovane guaritrice e tre robusti guerrieri del Nord giunsero sotto i tassi, ci furono attimi di tensione, la guaritrice era convinta che le morti dei bimbi erano frutto di un maleficio della divinatrice, a questo punto Ute sfuggì dalla madre e si presentò davanti a lei inseguito da una preoccupatissima Elis.


“Sono io che hai visto in sogno” esordì, siamo qui per aiutarvi, i tre guerreri del popolo del Nord risero sommessamente, ma la loro guaritrice sbiancò in volto, fu Lane, la guaritrice del popolo delle colline a prendere la parola “ parlami delle morti” seguì un lungo conciliabolo, i bimbi morivano mentre venivano allattati dalle madri, non era mai successo, avevano scariche continue di dissenteria, si indebolivano poi le loro fronti scottavano e smettevano di mangiare morendo dopo due giorni.


Lane non aveva mai sentito nulla del genere, chiese se qualche adulto presentasse gli stessi problemi, ma nessuno degli adulti aveva avuto questi problemi, l'attenzione di Ute era lontana, stava cercando qualcosa nel villaggio degli uomini delNord che gli desse indicazioni, si limitava a guardarlo dall'alto e la sua attenzione fluttuava da una tenda all'altra quando ad un tratto un contenitore di legno chiuso con delle assi lo incuriosì, sentiva all'interno qualcosa di amaro e pericoloso.


“Cosa c'è vicino alla grande tenda verso la montagna” disse a voce alta Ute aggiungendo subito dopo “che cosa c'è nel tino con il coperchio?”, la giovane guaritrice trasalì, ma la domanda di Ute era stata diretta e si sentì obbligata a rispondere “la bevanda che le donne assumono la sera quando si riuniscono per ricordare i propri morti”, Lane chiese come fosse realizzata e la giovane guaritrice elencò erbe comuni e la parte molle intorno al seme del Tasso.


Lane fu presa da un dubbio, guardò Ute che le stava sorridendo, “chi prepara di solito questa bevanda?” chiese Lane, la giovane guaritrice sbiancò nuovamente, aveva capito che questa volta la bevanda era stata preparata dalla figlia di Bru perchè la madre era impegnata con la preparazione dei vasi per la frutta secca.


“Forse troverai dei semi di Tasso in fondo al tino “ disse Lane, sapeva che i semi del Tasso erano velenosi ed anche una ventina di questi in un tino d potevano creare guai grossi, ma non aveva mai pensato che potessero avvelenare il latte delle madri...


Il colloquio terminò bruscamente, il drappello del villaggio del nord si incamminò, ma la giovane guaritrice abbandonò per un attimo la scorta e corse da Ute “come hai fatto a comparirmi in sogno?” Ute guardò Lane, non sapeva spiegarlo, ma la guaritrice disse senza mezzi termini “è un divinatore”, la giovane sbiancò per la terza volta e corse ad unirsi alla propria scorta.


Due settimane dopo questo incontro il villaggio del popolo delle colline ricevette la visita di alcune donne del popolo del Nord accompagnate dal capo del loro villaggio e dai tre uomini che erano stati presenti all'incontro fra le guaritrici.


Portarono in dono dei bei vasi dipinti, ringraziarono la guaritrice, ma tutti vollero incontrare Ute, il divinatore che aveva aiutato il loro popolo, si accesero i fuochi, furono cucinati conigli ed un grande cervo.


Al proprio quinto compleanno Ute venne ufficialmente nominato divinatore, la nonna lo prese sotto la propria ala protettrice e gli insegnò tutto quanto sapeva, ma in cuor proprio era chiaro che Ute fosse in grado di fare molto di più di quanto lei avesse mai immaginato, possedeva la vista, la preveggenza, il dono di entrare nei sogni, e  il suo vero compito era insegnargli il giusto modo con cui utilizzare questi immensi doni.


Epilogo


Ute sedeva su di una roccia nera ai piedi di una montagna, i tempi delle guerre fra i villaggi erano finiti molti anni prima, ora esisteva un solo vasto popolo che aveva incominciato a catturare i bovini femmina pregni e chiuderli in un recinto per ricavarne latte e nuovi bovini, nei villaggi le nascite erano di molto superiori alle morti, Ute sentiva questo popolo suo e lo amava più di qualsiasi altra cosa.


I propri giorni stavano per finire, ma sapeva che sarebbe tornato ancora una volta, nuovamente figlio del proprio popolo, per unificare la propria gente dopo che un invasore straniero l'avrebbe dispersa, ma mai umiliata.




stele risalente all' età del rame

Nessun commento:

Posta un commento